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Proptech immobiliare: quanto cresce il mercato del Real Estate

Scritto da Marketing Nazca | 28 maggio 2024

Il Proptech immobiliare è più della semplice costola innovativa del Real Estate: forte di una crescita ormai inarrestabile, possiamo ormai dire che in questo fenomeno oggi risiede la forza propulsiva del comparto. Se, infatti, gli strumenti tecnologici e digitali da un lato stanno letteralmente ridisegnando l’operatività del settore, dall’altro ne stanno anche ridefinendo contorni e dimensioni: il Real Estate si espande, esplora nuove frontiere, crea nuovi posti di lavoro e mette in campo potenzialità inedite. L’Italia, in questo scenario, non resta indietro: in Europa, il nostro Paese è proprio uno di quelli in cui il Proptech immobiliare cresce di più. 

 

Proptech immobiliare: una panoramica di mercato real estate

Grazie al Proptech immobiliare, i numeri del mercato del Real Estate fotografano una promettente dinamica positiva. Secondo l’edizione 2022dell’Italian Proptech Monitor (IPM), pubblicata dall’Italian Proptech Network del Politecnico di Milano, i numeri in questo senso sono particolarmente incoraggianti. Il 2022 ha visto infatti un aumento delle startup innovative di comparto: se nel 2021 le realtà mappate erano soltanto 184, nel 2022 la quota si è alzata a 273 con un aumento del 33% rispetto all’anno precedente. E mentre Milano si conferma per il quinto anno consecutivo la capitale del Proptech, sono leProfessional Services e Real Estate Fintech a risultare le vere protagoniste del boom.

Ampliando lo sguardo, la community globale Proptech Unissu rivela che il numero di aziende del comparto, presenti in 66 Paesi, ha superato la quota di 10.000, per un fatturato che si prevede cresca dai 18,2 miliardi di dollari del 2022 a 85 miliardi di dollari nel 2032.

Nonostante l’importante crescita stimata per Cina (23,7%) e Giappone (26,5%), oggi sono gli Stati Uniti i leader nel mercato Proptech, con quasi 2.300 aziende impegnate nel comparto (59.7%). In Europa (27.2%) il dominio è conteso tra il Regno Unito (780 aziende) ed il DACH (ovvero Germania, Austria e Svizzera) con 515 compagnie attive. Importante anche l’apporto di Francia (494), Spagna (334) e Benelux (269). I volumi del mercato europeo sono in forte e rapida crescita: a trainare è la Spagna che, nel 2022, ha fatto registrare investimenti pari a 2.500 milioni di dollari.

L’Europa sta inoltre assistendo a round di finanziamento significativamente più grandi e a un crescente interesse per il mercato da parte di investitori e venture capitalist internazionali.

 

 

Proptech immobiliare: focus sulle startup italiane 

Tornando al mercato italiano, il dettaglio delle startup censite nel Bel Paese rivela che si tratta soprattutto di piccole imprese (l’80% impiega un massimo di 20 persone), generalmente giovani (composte al 72% da appartenenti alla Gen-Y e Gen-Z), per lo più vocate alla raccolta e all’elaborazione di big data grazie al ricorso a tecnologie evolute.

Tra queste, le più utilizzate sono Big Data Analytics, Data Science e Data Sharing, seguite a ruota da Intelligenza Artificiale (AI), Machine Learning e Internet of Things (IoT). In grande ascesa anche l’utilizzo di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR) per proporre tour virtuali degli immobili che sostituiscano la classica visita tradizionale - una rivoluzione soprattutto per chi investe nell’immobiliare e deve ottimizzare tempo e risorse. Secondo un sondaggio Matterport del 2023, infatti, le visite virtuali sfociano in una trattativa positiva e si concludono con la firma del contratto il 31% più velocemente, vendendo fino al 9% in più.  

In termini di sottosegmenti, il Proptech immobiliare del nostro Paese concentra la sua attenzione soprattutto sull’area dei servizi immobiliari, mentre è ancora immatura la confidenza con la parte più hard del Real Estate - ovvero costruzioni, robotica e materiali - probabilmente anche a causa di una certa carenza di domanda.  

Una crescente attenzione, in questo quadro, riguarda invece la transizione green. Non a caso, molte delle applicazioni più innovative del Proptech immobiliare riguardano proprio l’utilizzo della tecnologia per agevolare la trasformazione verso un ecosistema più sostenibile. I dati, per esempio, sono preziosi per valutare le funzionalità di un edificio e hanno un’alta capacità di correggere o modificare all’origine eventuali distorsioni. Inoltre la loro elaborazione, unita ai vantaggi tecnologici del cloud computing, consente di gestire in modo più efficiente l’impatto ambientale e la sostenibilità degli edifici nel loro complesso: tutte potenzialità inedite su cui i modelli di Proptech immobiliare stanno lavorando insistentemente, con effetti che in futuro potranno riversarsi in modo benefico sull’intero mercato Real Estate. 

 

Una visione ancora locale 

Interrogate per l’Italian Proptech Monitor 2022 in merito alle proprie strategie di espansione, il 70% delle startup italiane rivela che il proprio focus si limita per ora al consolidamento sul mercato nazionale.

Si conferma quindi la tendenza, già attestata dal report IPM del 2022, che vede le realtà del nostro Paese operare per lo più con una visione ancora locale. Tuttavia, le mire di internazionalizzazione sembrano concrete: il 19% dichiara di avere pianificato un’espansione delle attività in Nord Europa, il 28% nell’Europa centrale e il 22% nel Sud Europa. Il 16% guarda invece ad altri Stati nel mondo, mentre solo il 9% confessa di non aver pianificato alcuna strategia di espansione.  

 

Ecosistema: è qui la sfida del Proptech immobiliare italiano 

Proptech immobiliare italiano con il vento in poppa, dunque? I numeri dicono di sì, ma le analisi rivelano che le sfide restano aperte. Mentre il mercato Real Estate si potenzia grazie alla nuova linfa dell’imprenditoria innovativa, lo sviluppo dell’ecosistema resta infatti ancora (parzialmente) in attesa. Una lacuna non da poco, se si considera che solo un ambiente più maturo - anche in termini di cultura - è in grado di garantire le condizioni per sostenere la piena trasformazione digitale del Real Estate. 

A evidenziare la diffusa arretratezza culturale sono le stesse startup, le quali a più riprese hanno evidenziato come in Italia sia difficile ricevere finanziamenti e interesse economico da parte dei grandi player nazionali. Le ragioni sono da ricercare certamente in una scarsa propensione all’innovazione degli operatori immobiliari, ma anche nella mancanza di consapevolezza digitale nel settore.

Non ultima, la debolezza dell’ecosistema, che di fatto rappresenta oggi la più pressante sfida che coinvolge il PropTech immobiliare e, di conseguenza, l’intero mercato del Real Estate.